Da che mondo è mondo centinaia di uomini si pongono la stessa domanda: "Perché la donna diventa amica dell'uomo gentile ma si innamora sempre dell'uomo più bastardo che incontra?" Avranno ragione gli 883 con la loro "regola dell'amico"? Carissimi maschietti sto per sciogliere uno dei dubbi fondamentali della vostra vita... a patto che abbiate la pazienza di arrivare alla fine di questo mio breve scritto. Purtroppo per voi, la "regola dell'amico" è una verità insindacabile, ed è scritta nel codice genetico di ogni singolo esemplare femminile di qualunque specie che popola la nostra terra... E la vostra rovina, la causa di ogni sofferenza è purtroppo "l'istinto" che pervade le nostre viscere e non ci rende padrone delle nostre azioni. Ma procediamo con ordine.
Alla comunità scientifica è ben noto che la femmina di qualunque specie prediliga la scelta di un compagno fedele, affidabile, sincero (e affini) per la creazione di un "nido" sicuro e per garantire alla propria "prole" un futuro stabile. È innegabile che la scelta di un compagno che possa garantirle la stabilità e la sicurezza lungo tutto l'arco della vita non può non essere considerata una scelta saggia... ed è altrettanto ovvio che la donna rientri appieno nella categoria ivi descritta, a prescindere dal colore della pelle, dalla razza, dalla religione e dagli usi e costumi della società in cui vive.
Ciò in teoria porterebbe a concludere che le "femmine" siano orientate ad assumere un atteggiamento agli antipodi di quello descritto dagli 883 nella loro famosissima canzone. Inoltre, se restringiamo la nostra analisi alla sola razza umana, pare evidente che la donna scelga come compagno per la vita un uomo che sente a sè affine, che quindi condivida con lei sogni, aspirazioni, stili di vita, che abbia con lei un'intesa speciale... in definitiva qualcuno che almeno in parte le "assomigli": questa scelta è dettata dall'istinto che, anche se ormai siamo nel ventunesimo secolo, continua a farla da padrone in moltissimi ambiti della nostra quotidianità.
Come motivare quindi questa predilezione delle donne nei confronti dell'uomo duro, rude, che la stragrande maggioranza delle volte le fa unicamente soffrire? Anche questa è una scelta geneticamente dettata dall'istinto: la donna sceglie l'uomo a sè simile (e quindi con un corredo genetico a lei affine) per garantire alla prole un futuro meno incerto solo e unicamente per istinto... ma quando si tratta di scegliere l'uomo con cui procreare, sempre per motivi di quello che potrei azzardarmi a definire "istinto primordiale" , sceglie un uomo completamente diverso da lei.
È stato appurato infatti che mischiare il corredo genetico genera una discendenza più forte e più sana (ad esempio, per la stessa ragione, sono proibiti i matrimoni con i consaguinei); inoltre recenti ricerche hanno dimostrato che la donna che tradisce il marito ha una probabilità di rimanere incinta tre volte maggiore, ed è statisticamente appurato che è più facile che raggiunga l'orgasmo in compagnia del proprio amante, piuttosto che con il legittimo consorte.
In quest'ottica la "regola dell'amico" appare una verità incontrovertibile, basata su leggi fisiche e genetiche... però... Se è vero che l'istinto primordiale spinge tutte le "femmine" ad assumere questi atteggiamenti nella sfera sessuale ed emotiva... Se è vero che queste regole comportamentali sono dettate dal primario "istinto di sopravvivenza" che tutti gli animali sono obbligati a seguire... io mi chiedo: ma la differenza fra l'essere umano e la bestia non consisteva nel fatto che l'uomo, col proprio intelletto, è in grado di tacitare i propri impulsi e di dominare i propri istinti?